lunedì 28 aprile 2014

LITURGIA (Ettore Masina)






La rauca cornacchia piega
il ramo con le sue strida.
Un volo di storni
riporta grazia alla sera.
Scivola pian piano il tramonto
oltre la linea dell’orizzonte.
Sboccia la prima stella.
Cominciano a uscire i sogni
dai nidi, a scendere
lungo le vie dei ricordi.

- Ettore Masina - 


venerdì 25 aprile 2014

BERTHA VON SUTTNER

Una DONNA ammirevole:




Bertha von Suttner

1843 - 1914

Nel 1905 il premio Nobel per la pace fu assegnato ad una donna, la cui memoria oggi è scarsamente onorata, anche se in Austria circola una moneta da due euro con la sua immagine. Vale certamente la pena di conoscere meglio Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau che, dopo un’educazione conforme ai sacri principi dell'aristocrazia asburgica, a causa delle mutate condizioni familiari, decise di rendersi indipendente impiegandosi come istitutrice e segretaria. Dopo aver sposato il barone von Suttner – scelta tempestosa per opposizione della famiglia di lui, che costrinse inizialmente la coppia a vita precaria - si dedicò prevalentemente all'azione e alla scrittura.
Erano i temi in cui a Londra Hodgson Pratt aveva fondato la International Arbitration and Peace Association per la soluzione diplomatica dei conflitti, e ovunque in Europa si formavano movimenti e associazioni pacifiste, alimentati dalle denunce dei rapporti pubblicati da Henry Dunant sulle sanguinose stragi della guerra di Crimea. Dopo alcuni romanzi minori Bertha, pienamente coinvolta nell'impegno contro le guerre, nel 1889 pubblicò Das Maschinenzeitalter (L'epoca delle macchine) in cui criticava il nazionalismo e la produzione bellica, e, nello stesso anno, Die Waffen nieder (Abbasso le armi), vibrante condanna di ogni guerra che, per lo scalpore suscitato fra i benpensanti e il coinvolgimento della società pensosa del futuro, fu subito tradotta in molte lingue. Tolstoi disse: «La pubblicazione del vostro libro è per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all’abolizione della schiavitù. Dio faccia sì che il vostro libro serva allo stesso scopo per l’abolizione della guerra». Auspicio rinviato sine die
Ignoriamo, peraltro, a causa delle lacune della storiografia europea, l'importanza che ebbe fra Otto e Novecento il movimento pacifista e il rispetto in cui furono tenuti gli appelli che i leader delle grandi manifestazioni e dei congressi inviavano, in nome della pace, ai sovrani europei. C'era, infatti, nel pacifismo del tempo, una forte tensione utopistica, ma anche un acceso sostegno alla sua traduzione in termini di costruzioni democratiche e giuridiche: a questa scuola di pensiero appartenne sempre la storia di Bertha.
Tuttavia anche i tentativi più ragionevoli furono sconfitti dal potere determinante delle tradizionali strutture militari, dei ministeri della guerra e degli interessi ritenuti non negoziabili per l'onore nazionale. Resta ancor più occultata l'importanza che ebbe la presenza delle donne a difesa di una pace che non si riuscì - né allora né oggi - a far diventare diritto. Le donne, infatti, erano le più sensibili alla causa pacifista e Bertha, che ben ne comprendeva la forza potenziale, solidarizzò con le iniziative a favore dei loro diritti.
L'establishment, che non voleva cogliere il segno di morte che viene dalle sfide militari, contestava il pacifismo degli “inetti” e dei “traditori”; altrettanto ovviamente, irrideva la presenza delle donne avverse al sistema militare, accusate di non poter capire il bene della patria. Bertha, definita dalla stampa maschilista dell'epoca «la strega della pace» e immortalata in atroci vignette satiriche, si impegnò senza risparmio: «le donne non staranno zitte. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse». Occorre ricordare che fu lei la donna che per prima prese la parola in Campidoglio, nel lontanissimo 1891, in occasione della terzo Congresso mondiale per la pace che si teneva per l'appunto a Roma: la costruttività del suo intervento indusse al rispetto ogni ironia maschile.
Dopo la pubblicazione di Abbasso le armi e la ripresa di contatti con Alfred Nobel, di cui era stata per un breve periodo segretaria, fondò la Società Pacifista Austriaca, di cui rimase presidente a vita, per coordinare iniziative che dessero alla società del suo paese il senso di una politica alternativa ai principi della potenza e della belligeranza. Intanto Arthur von Suttner, l'amato marito con cui condivideva vita e passioni, istituiva l'Associazione per il rifiuto dell'antisemitismo. Bertha, divenuta in qualche modo l'ambasciatrice permanente del movimento pacifista in Europa, collaborò alla formazione di altre Società pacifiste, da quella nazionale tedesca a quella locale di Venezia.
Si impegnò poi - e seguirà i lavori come inviata della «Neue freie Presse» - nell'organizzazione della Conferenza dell'Aia del 1899, voluta dallo zar, in cui i governi europei si impegnavano a porre le basi per quella Corte permanente di arbitrato che cercherà di propagandare e sostenere anche all'estero. Nel 1902 morì Arthur, ma il lutto non allentò la sua tensione morale. Nel 1904 partecipò al Congresso mondiale per la pace di Boston e, ricevuta anche dal Presidente Theodoro Roosvelt, compì un ampio giro di conferenze negli Stati Uniti.
Un così grande impegno fu coronato nel 1905 dall'attribuzione del premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa era sempre più complessa e la baronessa da un lato seguiva le questioni continentali cercando la via delle intese fra paesi potenzialmente rivali (contribuì, per esempio, alla creazione del Comitato di Fratellanza anglo-tedesco), dall'altro percepiva - e denunciava - l'aggravarsi delle tensioni internazionali a causa dei paesi con cui si erano stabilite importanti relazioni commerciali e che, come la Cina, erano sostanzialmente militaristi; conseguentemente enfatizzava il pericolo dell'avanzamento tecnologico nella produzione bellica e, in particolare, le ricadute produttive sull'aeronautica destinate ad essere particolarmente pericolose. Sferzò nel 1912 con dure critiche l'Italia per la conquista della Libia. Partecipò (1907) ad una nuova Conferenza per la pace dell'Aia, promossa, su suo suggerimento, dal presidente degli Stati Uniti, e vide finalmente istituita la Corte permanente di arbitrato.
Ma Bertha sentiva il pericolo di una guerra che contagiava il mondo: nel 1912 uscì la sua lucida analisi critica L'imbarbarimento dell'aria e si impegnò perfino a sostenere appassionatamente la necessità dell'unione europea come unico rimedio a salvaguardia della pace. Nel maggio 1914 stava organizzando l'ultimo dei Congressi mondiali per la pace, da tenersi a Vienna, ma, già da tempo ammalata, morì il 21 giugno, la settimana prima dell'attentato di Sarajevo. Scoppiò così la Prima Guerra Mondiale. Non la vedrà, ma l'aveva presentita prima e meglio di sovrani, statisti e militari e avrebbe voluto in ogni modo che si mettessero in atto le politiche per prevenirla.
Nella biografia scritta da Ursula Jorfeld si racconta che all'Istituto Nobel di Oslo fanno bella mostra busti di uomini insigni. Ma non di Bertha.
«La cosa più stupefacente, a me sembra, è che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento più appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno il potere, non consacrino almeno la loro attività di parola, di penna, di pensiero, d’insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!» (Bertha von Suttner).
Docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature.
Leggi tutte le voci scritte da Giancarla Codrignani

dal sito http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=228









LA FOLLIA (Gianmario Lucini)





Dove fuggi Caino e quale rabbia
sul tuo cammino deflagra
e, per l'allegra primavera, quale sangue
sprilla, come vino novello?

Dove romba e urla, in quale orizzonte
vincerà oggi l'orrore?
Che parola dirà lo smarrimento
d'esserti simile, fratello?

- Gianmario Lucini -

da A futura memoria, edizioni cfr

giovedì 24 aprile 2014

UTOPIA (CARLA DE ANGELIS)



Utopia
di Carla De Angelis


Scusa Signore se non ho ricordo dei giorni vissuti
un pensiero lungo in cerca di incanto
è rimasto impigliato nei perc
tuttavia riprendo la strada
senza sprecare una mollica di pane
un sorso di acqua un passo una parola
senza consumare il mistero mi fermo
dalla finestra vedo passare il gregge
il cane bianco lo protegge lo avvia alla collina
L’incanto si trova nei fili d’erba
nel silenzio del pastore nel sole
nessuna pecora si deve smarrire
nessun uomo deve più morire

(pensando a tutte le guerre)


Da I giorni e le strade (Fara Editore, 2014)

giovedì 17 aprile 2014

BUONA PASQUA






CHE I MITI E I PURI DI CUORE
POSSANO AL PIU' PRESTO
GOVERNARE IL MONDO!


BUONA PASQUA!

- Giovanna - 


domenica 13 aprile 2014

LA SIGNORA DELLA PRIMAVERA (Vivian Lamarque)






Nel buio cavernoso inverno, volentieri quella signora si raggomitolava.
Ma quando scoccava la primavera, dal gomitolo invernale di
colpo si srotolava, usciva al cielo e all'aria, insieme alle lenzuola
allegra si stendeva.

- Vivian Lamarque - 

venerdì 11 aprile 2014

FORZA NON E'

(dedicata al gesuita padre van der Lugt recentemente ucciso in Siria e a tutte le vittime innocenti degli odi e delle guerre; la morte vincitrice si porterà via i corpi  ma l’esempio e il ricordo umano della  bellezza della bontà e dell’amore non potrà  essere ucciso mai

Forza non è
uccidere altre vite
essere violenti
arroganti
o prepotenti
Ma forza vera
è stringere altre mani
e difendersi assieme
dai pericoli 
che incombono
sul cammino umano
E certo solo allora
avrà un fremito d'invidia
la vigile signora
che sola sa di essere
incontrastata su tutti
vincitrice.


- Giovanna Giordani -


giovedì 10 aprile 2014

SUONAVA IL MANDOLINO



Del mio nonno materno
morto a trentatré anni
per via della miniera
ho solo una fotografia
e l’orgoglio
di  un magnifico ricordo piccolino:
in casa si diceva
che era bravo a suonare
il mandolino.

- Giovanna Giordani - 

PER LEI (Giorgio Caproni)





Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.


- Giorgio Caproni -




domenica 6 aprile 2014

APRILE





Aprile ama ascoltare le campane
che destano la gioia dentro ai cuori
s’inebria alla felicità dei fiori
risorti  dai giardini e le campagne

Cavalca fra le nuvole sovrane
e il suo mantello ondeggia nell’azzurro
verso l’aureo castello di re sole
sognando principesse da baciare

serbando per ognuna rose rare

- Giovanna Giordani - 

sabato 5 aprile 2014

RIDIMENSIONARE (Vivian Lamarque)




Quest'operazione
che la costringete sempre a fare
"ridimensionare"
non è come stringere un vestito
non è indolore
si taglia la pelle del cuore.

- Vivian Lamarque - 

martedì 1 aprile 2014

DUETTO (Piera e Giovanna)

Quando ho letto questa poesia di Piera Maria Chessa non ho potuto non riandare con la mente ad una mia di tempo fa, una specie di affinità elettive, insomma!!




Il merlo

Mi osserva dall’alto
del suo ramo insicuro,
il ramo più corto
di un albero spoglio.
Un incrocio di sguardi:
il suo, diffidente,
il mio, incuriosito.
La sua coda trema
leggera,
il suo becco giallo
si apre inquieto.
L’unica goccia di sole
sui rami ancora nudi
di una primavera tardiva.
- Piera Maria Chessa -

LA MERAVIGLIA

La meraviglia

mi apparve all'improvviso

in una merla

mentre serrava in becco

un carico pesante di pagliuzze

cercando attentamente

in un cespuglio

un luogo adatto

per il suo futuro...


- Giovanna Giordani - 








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